Erica, l’ITS e il sogno di diventare Comandante. Un imbarco con un equipaggio di quasi tutte donne

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Allievi del Diporto pronti ai nuovi imbarchi. Momenti di curiosità e di aspettativa per una nuova tappa della propria vita professionale.
Erica Prats è un’allieva del secondo anno del corso di conduzione del mezzo navale dell’ITS Caboto, ha 23 anni ed è di Gaeta.
“Uscirò dall’Academy come ufficiale della diportistica – spiega sorridendo -. In famiglia ho avuto un nonno imbarcato e anche il fratello della nonna. Mio padre è Finanziere di mare e quindi anche lui è a bordo”.
Il mare nel dna e la passione per una vita nel blu…


Perché hai scelto l’ITS Caboto?
“Per la fama dell’Academy Caboto alta nel creare ottimi ufficiali e per riuscire ad entrare nel mondo dell’imbarco nel modo più professionale possibile…”

Perché hai scelto di Diporto?
“Ho preferito questo ambito perché c’è tanto turismo…vedi mondi e gente diversa…c’è la gestione del mezzo e la gestione delle persone.
Ho già avuto una bella esperienza: l’estate scorsa per 6 mesi (da aprile a ottobre) ho fatto stage su una barca di 50 metri e mi occupavo di tutto il ponte, della manutenzione del mezzo. Facevamo base in Turchia: era la barca di un privato che poi faceva crociere quando aveva ospiti a bordo e siamo stati soprattutto in Grecia e Croazia”.

La cosa più bella e interessante di questa esperienza?
“Tutto. Ho sempre sognato di vivere mare in questo modo. Stare in plancia e fare le guardie notturne è il momento in cui devi essere attento e capire le luci e cosa comunicano. A livello formativo le guardie notturne sono al primo posto. A livello sentimentale la bellezza di affacciarti dalla nave e vedere i delfini nuotare vicino…”.

Il momento più difficile?
“Un paio. Stavamo tornando dalla Grecia in Turchia e alle Cicladi abbiamo preso un bruttissimo vento con raffiche di 70/80 nodi: ci siamo messi al riparo per 4 giorni e ogni giorno facevamo una trentina di ancoraggi. E’ stato tosto, brutto, spaventoso”.

Questa estate?
“Stessa nave e stesso equipaggio. Abbiamo un altro uomo nel team ma la nostra è una barca con un equipaggio quasi tutto femminile. L’anno scorso eravamo sette donne e due uomini, quest’anno saremo sette donne e tre uomini. Si tratta di una eccezione ma la nostra è la nave di un Emiro che preferisce avere riservatezza per la moglie e le figlie e quindi privilegia l’imbarco delle donne”.


Tre parole per definire ciò che serve nel tuo lavoro?
“Caparbietà, prontezza, spirito sacrificio”.

Tre parole per descrivere il bello della tua professione?
“Crescita personale (tanta), vivi situazioni memorabili, si conoscono tante persone interessanti”.

Il tasto dolente?
“La mancanza degli amici, della famiglia e dei tuoi animali…con loro non puoi fare le chiamate in video. Anche le passioni a terra non puoi portarle con te…io ballo e mi è mancato anche quello…devi stringere i denti e capire che per scrivere una passione bisogna accantonare le altre”.

Il tuo futuro?
“Lavorare su grandi yacht (80-100 metri con equipaggi di almeno 20 persone): e qui mi fermerei come primo ufficiale. Se invece le imbarcazioni sono più piccole (fino a 50 metri) allora mi vedo comandante.

Per te il mare è?
“Sogno e libertà al cento per cento”.

Un consiglio a chi vuole iniziare questa carriera?
“Ragazzi stringete i denti e non fatevi buttare giù”.

E alle ragazze cosa diresti?
“Non credete a chi vi dice che il mare è un mondo maschile. Non è vero che le donne non lo possono fare. Le cose stanno cambiando…Ci sono importantissime aziende di crociere che stanno investendo in equipaggi femminili”.

La marcia in più delle donne?
“Siamo più disposte al sacrificio fisico: riusciamo a stare anche 20 ore senza pause. Forse poi per natura siamo molto più attaccate alle regole e più puntigliose”.

Il futuro del Diporto?
“Più rosa di sicuro”.

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